mercoledì 14 maggio 2008

SE PUOI SENTIRMI

Io non prego quasi mai, solo nei momenti di necessità, con la stessa agnostica fiducia di chi stringe in mano un corno rosso. Fede? Spirito? A volte, con moderazione.
Ma ora è diverso.
Ora ho bisogno di credere che da qualche parte ci sia Qualcuno/Qualcosa davvero onnipotente e misericordioso, in grado di far guarire papà. Perché stando ai bollettini medici ci vorrebbe un miracolo.
Papà ha 79 anni. A giugno ne compie 80 e, prima che si ricoverasse, i preparativi per la festa del suo compleanno fervevano già.
Ma tanto ora l'età non conta, il tempo è sospeso. Come lui. Come noi, figli di un padre eccellente, che tra un bollettino medico e l'altro cerchiamo di farci passare ansia e disperazione con tutti i mezzi possibili.
Sospesi, ecco.
Non voglio che papà muoia, non sono pronta.
Sin da adesso scaccio via i ricordi quando penso a lui, perché mi sembra di trattarlo già da morto. Così cerco di non pensare a quando da bambina, anziché raccontare fiabe come tutti i papà, mi intratteneva con le trame delle Opere. Dove alla fine, come si sa, muoiono tutti suicidi o al massimo di tisi. Ma lui era attratto dalla musica. E poco importava se quasi sempre ci scappava il morto.
Andare con lui a teatro a vedere l'Opera è come portare un bimbo al circo. Gli brillano gli occhi tutto il tempo. Lui, da vero intenditore, preferisce vedere l'Opera dal loggione. Non gli interessano gli orpelli dei teatri, se ne frega, o se ne fotte, come direbbe lui, del palchetto o dei primi posti in platea. E noi, a Natale, stiamo lì, scomodi ma felici, a vedere Rigoletto o la sua Opera preferita, la Lucia di Lammermoor.
Per una beffarda coincidenza, o almeno voglio credere che sia così, mi viene in mente proprio adesso che quando ero proprio piccina lui mi chiamava Pipolo. Che strano, erano anni che non ci pensavo più.
No, non sono pronta.





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