domenica 28 dicembre 2008

HO SMESSO DI CHIAMARTI (Novembre, 1997)











Sentivo forte il freddo
del tuo posto ancora caldo,
nel mio letto dove il sole
sorgeva nel tuo sguardo.
E la mia ansia di vivere
lascia il posto al mio dolore
sordo come te
quando ti chiamavo
e tu
non mi sentivi.
E ancora non mi senti.

Allora non capisco cosa voglia dire
uscire da una storia
e non sapere dove andare.
Ho smesso di chiamarti perché sto male.
Ho perso me,
ho perso te
e sono stanca di lottare.
E di fuggire,
soffrire,
sognare,
ma senza dolore,
di riuscire
a dormire
anche senza di te.

sabato 20 dicembre 2008

RAGIONE E PENTIMENTO


Se c'è qualcosa che mi riesce bene è lasciare le cose a metà.
Se dovessi scrivere l'elenco delle cose che ho cominciato e che ho mollato in tronco, non mi basterebbe un Rotolone Regina.
Di questa cosa mi accorgo tutte le volte che incontro persone che hanno fatto delle proprie aspirazioni una professione o almeno un'attività in cui sono poi diventati bravissimi.
Fumettisti, scrittori, musicisti.... Conosco un sacco di gente che ha creduto nel proprio talento e che, anche se non ha "sfondato", almeno oggi si gode la soddisfazione di essere migliorato tecnicamente.
Io no.
Campionessa mondiale di defezione.
E' che appena mi si presenta l'occasione di mostrare le mie "creature" al pubblico, mi prende il panico.
Ansia da prestazione, forse potrei definirla così.
Con il risultato che il mio tasso di frustrazione cresce di anno in anno a livelli esponenziali e le mie prospettive per la vecchiaia mi pongono di fronte un quadro con una vecchietta sdentata e cadente che racconta ai propri nipotini di quanto le sarebbe piaciuto diventare una rockstar, con la stessa malinconia del reduce di guerra che narra di quando ha lasciato il proprio compagno morente sul campo di battaglia fuggendo coraggioso come un coniglio.

sabato 22 novembre 2008

COVER THE TOP


Le mie scelte musicali in genere premiano l'originalità. Un riff interessante, un testo che intriga, una voce calda e suadente. Oppure una reinterpretazione che piace più dell'originale. Succede raramente che io mi innamori di una cover. Ma è da parecchi mesi che appena nella playlist del mio lettore mp3 viene il turno di "Teardrop" cantata da Newton Faulkner, un brivido mi percorre la schiena.

sabato 8 novembre 2008

YES, WE CAN.


La vittoria di Obama alle presidenziali USA ha infuso nelle coscienze di molti la sensazione che tutto sia possibile, che se gli USA possono cambiare allora tutto il mondo può cambiare (Citare Rocky Balboa? Yes, I can.). Ad ogni modo, ben venga l'ottimismo se serve ad avere più fiducia nel futuro, soprattutto in un momento in cui se pensi di avere un futuro ti va già alla grande. E in Italia? A casa nostra, il Governo si impegna per il ritorno al maestro unico nelle scuole elementari (che già ai miei tempi era inadeguato alla rincorsa del progresso), si muore per mano di frange inneggianti neanche ai Repubblichini di Salò, che già sarebbe preoccupante, ma addirittura alle svastiche nazionalsocialiste, e, per risanare le casse del Paese, si effettuano tagli ai già esigui fondi per la Ricerca (Yes, they can.). L'ultimo leader politico nostrano che ha usato lo slogan di Obama durante la propria candidatura alle elezioni, si lecca ancora le ferite. All'ombra di uno che di Obama apprezza in primo luogo l'abbronzatura. Ecco perché se penso alla frase "Yes, we can", l'unica cosa che mi viene in mente è Jim Wilder in Frankenstein Jr.

domenica 26 ottobre 2008

DALLA MIA FINESTRA, Novembre 1997


Sette nuvole distinte,
boschi di alberi grigi.
Mille sono gli occhi
che non si incontrano mai.
Vorrei saltare nel buio davanti a me,
volare via nel vento che non c'è,
seguire il volo alto dei gabbiani,
danzare nel bianco delle loro ali.

Ma, sbadigliando, torno a questo mondo
e son sicura che morirò cantando.
Ruberò la schiuma delle onde
e delle mie finestre ne farò tende.

Continuo a passeggiare con lo sguardo,
chiedendo scusa per il mio ritardo
a tutti quelli che hanno già capito
per quale reato sono stato condannato.

sabato 18 ottobre 2008

NO ANTI-DOPING


E' assodato, sono una Facebook addicted. Una di quelle che dichiarava "non mi avrete mai" davanti al dilagare di amici che, con gli occhi a palla e una smorfia di finta compassione, dicevano "Ma come, non sei su Facebook?!". E ora non c'è passeggiata in Rete che non abbia in Facebook una sorta di tappa obbligata. Stoicamente, ho resistito per mesi. Finché una collega m'ha lanciato l'amo e io, inesorabilmente, ho abboccato. Ma sono contenta. Ho ritrovato un sacco di gente che non vedevo/sentivo da tempo e di cui, forse, senza Facebook non avrei avuto più notizie. Questo post non vuole essere un marchettone pro-Facebook, ma una specie di sorriso che rivolgo a tutti quelli che hanno il loro profilo su Facebook e un posto speciale nel mio cuore.

sabato 27 settembre 2008

BUONO COME IL CANE


Diego è nato all'incirca il 31 luglio di quest'anno. All'incirca, perché fin da quando Quosimo ha visto Diego dentro una gabbia poco più voluminosa del suo corpicino, di lui abbiamo avuto poche informazioni e decisamente false. L'unico dato certo è che Diego è un pastore tedesco senza pedigree ma con personalità e carattere. Orgoglioso e coraggioso, Diego ha paura solo di scendere le scale. Tutto il resto è alla sua portata. E' testardo, impara solo ciò che gli va di imparare. Fargli capire che la pipì si fa sui giornali stesi a terra è un'ardua impresa quotidiana fino ad oggi inutile. Rosicchia tutto, in particolare mani e caviglie. Corde, palline e altre amenità canine non lo soddisfano se non per qualche minuto, giusto fino a quando non scopre che indossi un paio di ciabatte. Dentini da latte, taglienti come quelli di uno squalo. Poi, d'un tratto, quando ha esaurito la sua carica distruttiva, si siede di fronte e ti guarda piegando la testolina, con un orecchio teso e l'altro giù. E pensi che potresti spalare i suoi "bisogni" tutta la vita pur di averlo tra i piedi il più a lungo possibile.

venerdì 5 settembre 2008

SVOLTA ROCK


Ho ripreso ad appassionarmi alla vita, forse proprio perché continua a rimanere un mistero per quanto io possa sforzarmi di comprenderla. Accadono cose, poi, che sembrano arrivare dal pianeta Caso ma che sono troppo determinanti e puntuali per essere mosse dal....caso, appunto.
Così, ci si ritrova a rifare la stessa vita di sempre anche dopo gli eventi più destabilizzanti. Solo che ci si sente un po' più soli. Poi arriva una canzone, un odore, una sensazione che ti rimette in sesto e ti convince che, in fondo, vale la pena sorridere.

domenica 18 maggio 2008

15/05/2008

Ciao, papino.

mercoledì 14 maggio 2008

SE PUOI SENTIRMI

Io non prego quasi mai, solo nei momenti di necessità, con la stessa agnostica fiducia di chi stringe in mano un corno rosso. Fede? Spirito? A volte, con moderazione.
Ma ora è diverso.
Ora ho bisogno di credere che da qualche parte ci sia Qualcuno/Qualcosa davvero onnipotente e misericordioso, in grado di far guarire papà. Perché stando ai bollettini medici ci vorrebbe un miracolo.
Papà ha 79 anni. A giugno ne compie 80 e, prima che si ricoverasse, i preparativi per la festa del suo compleanno fervevano già.
Ma tanto ora l'età non conta, il tempo è sospeso. Come lui. Come noi, figli di un padre eccellente, che tra un bollettino medico e l'altro cerchiamo di farci passare ansia e disperazione con tutti i mezzi possibili.
Sospesi, ecco.
Non voglio che papà muoia, non sono pronta.
Sin da adesso scaccio via i ricordi quando penso a lui, perché mi sembra di trattarlo già da morto. Così cerco di non pensare a quando da bambina, anziché raccontare fiabe come tutti i papà, mi intratteneva con le trame delle Opere. Dove alla fine, come si sa, muoiono tutti suicidi o al massimo di tisi. Ma lui era attratto dalla musica. E poco importava se quasi sempre ci scappava il morto.
Andare con lui a teatro a vedere l'Opera è come portare un bimbo al circo. Gli brillano gli occhi tutto il tempo. Lui, da vero intenditore, preferisce vedere l'Opera dal loggione. Non gli interessano gli orpelli dei teatri, se ne frega, o se ne fotte, come direbbe lui, del palchetto o dei primi posti in platea. E noi, a Natale, stiamo lì, scomodi ma felici, a vedere Rigoletto o la sua Opera preferita, la Lucia di Lammermoor.
Per una beffarda coincidenza, o almeno voglio credere che sia così, mi viene in mente proprio adesso che quando ero proprio piccina lui mi chiamava Pipolo. Che strano, erano anni che non ci pensavo più.
No, non sono pronta.





sabato 10 maggio 2008

SOLO VENTO E NUVOLE VUOTE. Ovvero l'insostenibile peso della sconfitta

Perché non riesco a dormire più se non fino alle luci dell'alba. Poi, è tutto un girarsi e rigirarsi in un letto di spilli. E pensare, pensare, pensare.... fino al trillo della sveglia, che mette fine al travaglio ma segna l'inizio di un'altra giornata di ansia e fatica.
Perché non riesco a godere dei pochi attimi di distrazione. Mi riesce difficile e per questo mi assale un inarrestabile senso di colpa. Anche e soprattutto verso quelle persone che sul mio "buonumore" basano la loro serenità.
Perché non sono all'altezza del mio compito e deludere le aspettative è il mio incubo sin da quando andavo alle elementari. Per questo la frustrazione è uno stato d'animo che da qualche mese prevale su tutti gli altri.
Perché sono emotivamente distrutta, incapace di elaborare con equilibrio qualsiasi accadimento, anche il più banale. E questo non mi piace, io non ero così. Ho fatto fuori un altro dei miei pochi lati buoni.
Perché perseverare nell'inutile ricerca della serenità è solo tempo perso. Forse la serenità non appartiene a questa vita. O almeno non alla mia. Ma non è facile abituarsi (o arrendersi?) all'idea.
Perché ad un certo punto non ho più capito se è ciò che mi accade intorno che determina la mia insoddisfazione (ho paura di dire infelicità), oppure se il problema è dentro di me, nella mia incapacità di gestire il senso di responsabilità con professionale distacco.
Perché sono certa che questo stato di cose prenderà la forma di una malattia degenerativa e che tutte le conseguenze si ripercuoteranno sugli altri settori della mia vita. Non posso certo pretendere che chi oggi mi ama abbia la pazienza di aspettare che io "guarisca". Sarebbe inutile, io non guarirò.
Perché ho capito di avere sbagliato tutto, di avere per l'ennesima volta peccato di presunzione pensando di essere all'altezza di un compito che non saprò mai portare a termine con successo. Arranco, annaspo ma non riesco. Finora ho solo dato il massimo ottenendo il minimo. E in mezzo ci sta pure qualche danno.
Perché pensavo che liberarmi di Lei mi avrebbe liberata anche dalle catene. E invece, di catene, ho solo cambiato marca e modello. Sbagliando pure l'affare perché almeno prima le condividevo con delle persone che sentivano per me affetto sincero e ora, invece, il peso è tutto sulle mie spalle.
Perché di ventiquattro ore giornaliere ne passo solo due in uno stato di semi-quiete, sette in un notturno coma vigile e le altre quindici sgomitando e avvilendomi sul lavoro sorretta solo da 15 gocce di Lexotan. E questo non va affatto bene.
Perché vorrei cambiare l'ordine di priorità della mia vita ma non ne sono capace. E la famiglia o gli affetti in generale diventano un onere, un problema in più o una distrazione dal lavoro che non posso concedermi. Per dire: due giorni fa mio padre mi ha telefonato per dirmi che dovrà subire un intervento chirurgico molto delicato e io gli ho quasi chiuso il telefono in faccia perché il Capo mi chiamava urlando dal suo ufficio.
Perché nonostante tutto questo impegno, questa incrollabile abnegazione, i risultati sono invisibili e in alcuni casi addirittura nefasti. Non sono brava nel mio lavoro, ho solo vissuto di rendita e di buona reputazione. Penso di essere brava solo a vendermi, ma quest'abilità prima o poi porta qualcuno a fare cattivi affari.

venerdì 2 maggio 2008

PRIMa MAnGIO

PROTESTIAMO

In attesa delle prossime (ennesime) consultazioni elettorali...
http://www.youtube.com/watch?v=H4TZPmQma-w

sabato 19 aprile 2008

PolitiPost


Ripenso ai risultati delle ultime consultazioni elettorali.
Credo che non ci sia italiano che non li associ alla frase di Tancredi ne Il Gattopardo, "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi".
Si provi a digitare su Google "cambiare tutto cambiare niente" per averne la prova.
Quella che durante la campagna elettorale ci hanno spacciato come "aria di cambiamento", in realtà era malcelata puzza di naftalina. Per queste elezioni hanno riaperto i sarcofagi, hanno tirato fuori le mummie, hanno dato loro una spolverata distratta - tanto l'italiano medio è fesso e certi dettagli non li coglie nemmeno - e ce li hanno presentati come nuovi.
Più o meno come fanno i venditori di auto usate.
Ma non voglio generalizzare. Qualche riga fa, ho scritto 'italiano medio' e me ne scuso.
Non l'ho cancellato solo per rendere palese il mio sbaglio. Una specie di autoflagellazione. L'italiano medio non esiste, è solo l'avatar di tutti i luoghi comuni che ci rappresentano.
Qui la situazione è ben più grave, qui si parla di 'maggioranza degli italiani'.
Un esempio: avete presente quel 63% di Raffaele Lombardo? Non può essere tutto frutto di brogli elettorali, è stato un plebiscito.
Prevedibile.
Era sostenuto da quasi tutti gli storici animali politici siciliani. Quei soliti rastrellatori di voti. Inquietante.
Uno che aspira all'autonomia siciliana non può avere il Ponte come infrastruttura prioritaria. Per logica, ti consideri un separatista e poi per prima cosa cosa fai, ti impegni in quella colossale 'pigghiata pi fissa' (trad. menzogna con fini propagandistici) per facilitare il collegamento tra l'Isola e il nemico?
A questo punto, possiamo ancora sperare che qualcosa cambi davvero? No, we can't.
Se questo è il nuovo che avanza, non ci resta che battere in ritirata e sperare che non ci raggiunga.

domenica 6 aprile 2008

CAMPIONI ANIMATI


Ho trascorso tre quarti della mia infanzia davanti la TV. Come me, un'intera generazione di ragazzini ha scelto il proprio eroe tra orde di personaggi dei cartoni animati.
Quelli che seguivo da bambina si possono raggruppare in tre macrocategorie: i robot/cyborg in continua lotta contro la minaccia degli alieni, gli orfani più o meno disperati e i campioni dello sport.
Consapevole che robot si nasce e non si diventa, e scartata a priori l'emulazione dell'orfano, non restava che calarsi nello spirito atletico.
Chi non ha mai sognato di volteggiare sopra la rete come Mila e Shiro, battere un Tornado Smash come Jenny e parare un rigore come Benji?
Beh, io no.
Colpa della mia scarsa predisposizione per lo sport. Farei sport solo se me lo ordinasse il medico.
Ma anch'io avevo il mio campione, anzi, la mia campionessa. Quando in TV c'era lei, il pane con la Nutella diventava ancora più buono.
L'ho vista sguainare la spada, così bella e fiera.
L'ho vista soffrire per un amore non ricambiato e per uno che ha fatto appena in tempo a ricambiare.
L'ho vista morire sul selciato davanti alla Bastiglia, dopo aver ordinato con un filo di voce ai suoi uomini di continuare a sparare.
E' normale poi che le catene ai polsi di Mimì mi sembrino Oba Oba brasiliani.

sabato 5 aprile 2008

POST BELLICO/2


Hai oltrepassato il limite, persino la soglia del ridicolo.
Hai messo su una farsa grottesca, più buffa e più triste del gobbo di Notre Dame.
Le hai provate tutte per rovinarmi più o meno consapevolmente la vita. Ci sei arrivata molto vicino, sai? Mi sono salvata per un pelo. Solo grazie alla mia onestà, proprio quella che tu credi che mi manchi.
Grazie a ciò che tu mi rimproveri di non avere, ho trovato il sostegno di tanta gente che, qui, sentitamente ringrazio.
Anche un po' alla faccia tua.

domenica 23 marzo 2008

Trainspotting


E' incredibile come a volte la vita sappia sorprenderti, con piccoli flash che improvvisamente schiariscono immagini fino a quel momento sfocate. Mi viene in mente il lampeggiare convulso dei finestrini accesi di una Metropolitana. Quel "trainspotting" di cui si parlava in un certo film. Ad un certo punto, un finestrino illumina una persona che hai accanto, una di cui ti eri fatto una certa idea. Precisa, a modo tuo. Invece, passa il treno e - SPOT - la guardi e, per la prima volta, la vedi.

sabato 15 marzo 2008

GRAZIE, AMO'....











(...senza parole...)

sabato 1 marzo 2008

AI POSTER L'ARDUA SENTENZA

PERCHE' SANREMO (NON) E' (PIU') SANREMO


Ogni anno Sanremo rappresenta il contenitore a tenuta stagna delle tendenze musicali degli ultimi cinquant'anni. Sempre uguali, per non scuotere troppo le aspettative dell'italiano medio. Solo che l'annuale repertorio sanremese ha sempre nascosto gelosamente alcune perle. L'anno scorso, per esempio, mi ero presa una cotta per la canzone proposta da Nada. Qualche anno prima mi sorprese il jazzeggiare di Sergio Cammariere. E anche "Mentre tutto scorre" dei Negramaro mi sembrò un alito di arietta frizzante.
Quest'anno, il nulla.
Anche gli artisti da cui mi aspettavo qualcosa di vagamente sopportabile, vedi Tricarico, Mario Venuti ed Eugenio Bennato, non hanno proposto niente di sorprendente.
Non c'è una-canzone-che-mi-piace-di-più.
Forse ce n'è qualcuna-che-mi-disgusta-di-meno.
Boh, Gazzé, forse. Tra i gggiovani, Giua. E questo la dice tutta.
Nella mia sfera di cristallo vedo i nuovi Jalisse (per chi non cogliesse la colta citazione, mi riferisco alla coppia Ponce-Di Tonno) agitare quell'orrida statuetta col leone sotto la palma.
Sul podio, con loro, intravedo i Finley (forse per il sistema del televoto, l'ultima mania tra i gggiovani dopo i pantaloni a vita bassa e il casco di Hello Kitty) e la Tatangelo.
Un capitolo a parte meriterebbe la giuria di qualità.
Non so se stasera replicheranno la stessa composizione di ieri, credo di no. Ma ci sarà senz'altro un elemento che avrà a che fare anche solo di striscio col mondo della musica e tutti gli altri che di musica trattano solo sotto la doccia o facendosi la barba/la ceretta.
E allora perché chiamarla "giuria di qualità"? Chiamatela, chessò, riunione di condominio, ritiro spirituale, gruppo d'ascolto diversamente abile (nel senso che nella vita saranno bravi, ma a fare altro). Ma NON giuria di qualità! Ché se penso che ieri c'erano Vaporidis e Moccia mi viene il nervoso. Cos'è, una ricerca sulle dinamiche sociali o una gara di canzoni?
Intanto, l'Audience langue. Ieri sera, testa a testa di ascolti tra il Festivàl e I Cesaroni.
Oh, I Cesaroni, mica la finale di Champions League.
Quest'anno scade il contratto tra la RAI e il Comune di Sanremo.
Tecnicamente significa che dall'anno prossimo potrebbe pure capitare che il Festival di Sanremo sia trasmesso su Canale 5.
E nella mia sfera di cristallo già mi vedo la De Filippi, fiancheggiata dalle Veline, annunciare con la sua voce aggraziata: "Dirige il maestro Demo Morselli, canta Antonino!".
In giuria: Melita Toniolo, Fedro del Grande Fratello, Costantino e Platinette.
Presidente di Giuria, Maurizio Costanzo.
E il Dopofestival? Beh, avete presente Lucignolo?
Rabbrividiamo.


sabato 23 febbraio 2008

CHI L'HA VISTO?


Sarà una coincidenza, ma da un paio di giorni incontro casualmente persone che non vedevo da tempo.
Grazie a loro ho avuto occasione di ricordare episodi, circostanze e situazioni rimasti per anni a galleggiare nel vuoto pneumatico della mia labile memoria. Peccato, perché nella maggior parte dei casi si tratta di esperienze divertenti legate a persone altrettanto divertenti di cui ho inesorabilmente perso le tracce.
Ecco, questo post serve a mettere in ordine nomi e cognomi di quelle persone. Per farli uscire dall'oblio che non meritano, per far prendere aria al loro ricordo come si fa con i tappeti alla fine dell'inverno.
Sperando, un giorno, di scoprire anche che fine hanno fatto, in particolare, questi qui:

Eleonora Di Pasquale
Letizia Buda
Michele Dotto
Attilio Isabella
Dorilena Biondo
Alessandro Leone
Gabriele Tronca
Salvo La Barbera
Daniele Rosas
Barbara Cuticchio
Mara Rubino
Luciana Cabibbo
Alberto Parla
Cetty Tarantino
Alessandro Cannatella
Mitja Bertani
Lia Battaglia
Marco Fittipaldi
Simona Mantovanini
Mario Crisci
Armando Ciardi
Luca De Bernardis

domenica 17 febbraio 2008

OKKUPAZIONE!


Lascio con grande soddisfazione e neanche un minimo di dispiacere la condizione di disoccupata. Un'Anima Pia mi ha dato la possibilità di dimostrare cosa so fare. La cosa mi carica di ansia, di responsabilità, ma anche di grande entusiasmo come da tempo non mi accadeva. Brindo a me, all'Anima Pia e a tutti quelli che in questo periodo di "horror vacui" mi hanno sostenuta.
A chi, invece, ha goduto come un riccio in amore sapendo delle mie difficoltà, basti il gesto dell'ombrello condito da un sonoro TIE'!

giovedì 14 febbraio 2008

DIO C'E'. ORA C'HO LE PROVE

POST BELLICO

A quell'infame che mi ha guastato una giornata altrimenti gradevole dedico un pensiero: che tu possa rimanere bloccato in ascensore per almeno tre ore col garzone delle consegne del supermercato, madido di sudore e con l'ascella radioattiva; che tu poi, riuscendo ad uscire dal suddetto ascensore solo grazie all'intervento dei pompieri, possa trovare vacante il posto dove avevi lasciato la moto e che la tua ardente speranza che possano essere stati i Vigili Urbani a prelevarla anziché i ladri resti sempre e solo, appunto, una speranza; che nella vana ricerca di un mezzo di trasporto alternativo tu venga colto da un letale attacco di dissenteria, mentre nel raggio di chilometri non c'è l'ombra di un cesso, e che nel tentativo di tornare a casa, dove si trova l'unico cesso agibile, tu possa rimanere nuovamente bloccato in ascensore.

mercoledì 13 febbraio 2008

DIO C'E' MA NON SEI TU. RILASSATI.


Ieri sera a Porta a Porta Silvio Berlusconi ha annunciato che sta lavorando insieme ad un'équipe di scienziati per elevare l'aspettativa di vita media (media, non massima) dell'uomo portandola a 120 (centoventi) anni.

Con tutta probabilità, Egli stesso si sottoporrà a dei test.

Intanto ha aderito all'operazione Sottocosto di Trony per comprare un frigo dove possa entrarci almeno un letto, un comodino e un abat-jour.

martedì 12 febbraio 2008

I GIGLI DI SAN PANCRAZIO



Nell'arido deserto che caratterizza il panorama musicale odierno, ogni tanto sorge un fiore. Il mio Giglio di San Pancrazio, almeno per oggi, è "Uno" dei Marlene Kuntz.

lunedì 11 febbraio 2008

StabiloLunedì.

Domenica. Ci si alza più tardi, si ha più tempo per se stessi, si ristabilisce un contatto con la propria famiglia - ché nei feriali non c'è mai il tempo... -, c'è il calcio in TV, il vassoio con le paste, l'ozio pomeridiano e l'ansia del lunedì che sale proporzionalmente al calar della sera.
La domenica è rassicurante, perché si svolge più o meno allo stesso modo da quando ho memoria. La domenica è democratica, perché quanto sopra scritto vale, in ordine sparso, per quasi tutte le classi sociali.
La domenica, 'o ssaje, è 'na livella (scusa, principe Totò.).
Poi arriva il lunedì e il mondo riprende ad essere vario.
Il lunedì è una sorta di evidenziatore delle differenze, un 'permanent marker' che sottolinea la propria condizione rispetto a quella degli altri.
In particolare, la striscia giallo fluo in questo momento marca l'immagine di me, disoccupata a tempo indeterminato, in un mondo di gente che lavora.

mercoledì 6 febbraio 2008

USO PRIVATO DEL MEZZO PUBBLICO

Chissà, magari qualcuno si trova a passare di qui per caso. Magari questo qualcuno ha un'agenzia pubblicitaria. E, sempre magari, questo qualcuno ha bisogno di "implementare il personale", come si dice.... Ecco, quel qualcuno sappia che la tenutaria di questo blog è alla disperata ricerca di occupazione. Offresi serietà e competenza, disponibilità immediata, anche co. co. co. e pure coccodé. Astenersi perditempo. Che a perdere tempo ci sto già pensando io.

POST IN TRANSLATION

Amen, passerà
E se non passa, passa di qua
Amen, ero in vena
E poi mi è andata giù la catena, yeah
Ci sono anche angeli negri
Keep on dancing in the sky
E donne coi maroni quadri
Per volare in cielo ma…
(da Amen di Zucchero)

Ma solo io trovo che certi testi di canzoni italiane bastino a giustificare l'amore per la musica internazionale da parte di chi non conosce le lingue? Io, francamente, preferirei canticchiare "nananà lallalà" anziché proferire parole tanto conosciute quanto sconnesse cercando di seguire una melodia. Se poi questa melodia è un plagio sfacciato addirittura di una canzone di Morandi, capita poi di pensare che tutto, nel suo complesso, assume un senso. Di vomito.